Piglia un uovo che ti sbatto

Ogni anno vado al Salone Internazionale del Libro di Torino. Ogni anno mi diverto un poco di meno. Ogni anno sento puzza di minestra riscaldata.
E i libri? Ogni anno prendo fregature epiche!

Quest'anno no!
O meglio, il divertimento è stato in calo e la minestra tristemente tiepida ma...
Ma? Ma!
Ma essermi fermata a fare un saluto a Ilaria Urbinati ha svoltato il mio Salone.
Prima di tutto: chi è Ilaria Urbinati?
Ignoranti! E' una blogger.
Ma soprattutto è una bravissima illustratrice. Ma brava assai, eh!
E, anche, un'ottima maestra. Colei che ha tenuto i laboratori di disegno che ho seguito lo scorso autunno.
Lei è un'ottima maestra. Io una pessima allieva. Ma questa è un'altra storia!

Dicevo, sono passata a fare un saluto a Ilaria, che era ospite presso lo stand di Compagine.
Cos'è Compagine?
Una piccola, giovane, e fiorente casa editrice. Figlia di Emma Cavigliasso e Andrea Gualano.
E chi è Emma Cavigliasso? Una blogger pure lei!
E chi è Andrea...

Ok, mi fermo, inizia a girarmi la testa!

Vi siete persi?
Pure io!
Per farla breve: sono andata a salutare Ilaria ed Emma.
Ho dato una sbirciata ai titoli proposti dal catalogo di Compagine.
Sono stata subito attratta da "Piglia un uovo che ti sbatto" di Dario Benedetto. Un libro di cui avevo già sentito parlare spesso.

Benedetto è un attore, che porta in giro il proprio spettacolo in ogni dove. Ma proprio ogni dove, eh! Tipo caffè, pub, cinema, salotti, soggiorni, cucinini, stadi, palestre, caselli autostradali e, persino, teatri!
Emma ha assistito a una sua esibizione, è rimasta folgorata, e gli ha proposto di trasformare lo show in un libro. E così è stato!

Un libro di divertimento e poesia.
Che coinvolge e si fa leggere di corsa, pagina dopo pagina, immagine dopo immagine.
Una seduta di psicanalisi pubblica, dove l'autore racconta tic, ossessioni, sogni e deliri.
L'infanzia, le donne, e pure i gatti.
Il tutto accompagnato da una virtuale colonna sonora.

Una volta finito il libro è impossibile non desiderare di andare a vedere anche l'artista dal vivo.
Intanto, vi consiglio caldamente di fare come me: leggete "Piglia un uovo che ti sbatto" di Dario Benedetto, edito da Compagine. Poi andremo a vederlo assieme, ok?

Non vi ho ancora convinto? Ci penserà questo piccolo estratto:

Travis, Flowers in the Windows

Questa canzone la metto nelle giornate in cui posso permettermi il lusso della pigrizia.

Rimango nel letto anche dopo aver spento la sveglia per dodici volte, ogni volta con il sorriso.
Perché già la sensazione di sentirla e poterla annientare con un semplice tasto dà felicità.
Una manciata di dolcissimi secondi prima di alzarmi arrivo a questa conclusione:
«L'immaginazione non è una via di fuga, ma il luogo che vorrei raggiungere».

Ci sono delle donne hawaiane che danzano vicino al letto. Cori anni Sessanta che cantano a ritmo su terzine allegre. Aerei che passano così radenti alla casa che le hostess mi dicono di non alzarmi dal letto, per evitare incidenti. I miei vicini di casa sono i Beatles, che stanno decidendo come concludere Strawberry Fields.
Busso dal muro, sussurrando: «Forever».

In giardino c'è Dio, che invece di camminare sulle acque fa surf nella mia piscina d'appartamento. Mi sorride e mi dice che la caffettiera aspetta solo di essere accesa.
Le tende sono musicali e, a seconda di come le apri, suonano una melodia diversa.
Dall'altra parte del muro, i Beatles protestano:
«Silenzio! Qui c'è gente che lavora!»

Sento che il mio appartamento appartato appartenuto a Partenope comincia a vibrare.
Nel frattempo Dio fa emergere dalle acque della piscina i Beach Boys. Avvicina a loro le donne hawaiane e le terzine allegre a confermare che le vibrations sono davvero good.

Citofona Yoko Ono e tutti fanno finta di non sentirla, tranne John. Ma gli altri lo hanno imbavagliato.
La hostess dell'aereo che passa vicino a casa la prende per gli spessi capelli giapponesi.
La fa precipitare da ottomila metri in casa dei Rolling Stones. Keith Richards aggiunge una stropicciatura al suo viso per la sorpresa.
«Sciogli loro, adesso!», urla la hostess, mentre Yoko compone, con le sue grida di aiuto, una strampalata canzone disarmonica.

Immagino che il lusso della pigrizia sia questo: arriva il tempo che bussa alla tua fronte.
Tic tac.
E tu rispondi:
«Ancora un minutino».
Tolga la canzone, Dottore, o mi assopisco.

Ora vi ho convinto, vero?

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