Il mio ragazzo mi aveva lasciata, dal giorno alla notte, per telefono, adducendo scuse del tipo: “Non sono sicuro che tu sia la donna della mia vita, stò passando un momento difficile, ho bisogno di tempo per riflettere”.
Niente di speciale, milioni di donne si sono sentite apostrofare in questo modo, ma questo è uno dei rari casi in cui la condivisione del dolore non lo rende più lieve.
Nel breve periodo in cui eravamo stati assieme avevo sviluppato una vera e propria dipendenza da lui. Mi fidavo ciecamente del suo giudizio e soffrivo tremendamente tutte le sue critiche che, tra l’altro, lui non risparmiava mai.
Afflitto dalla sindrome del Pigmalione, mi aveva conosciuta, si era innamorato, poi aveva deciso di cambiarmi ed io glielo avevo permesso.
Il risultato fu che mi rese insicura e triste.
Quando mi lasciò il mio sentimento di inadeguatezza raggiunse livelli patologici.
Stavo male, come non ero mai stata in vita mia.
Ogni notte lo sognavo dichiararmi il suo rinnovato amore, al risveglio, appena la coscienza si ridestava, la delusione si rinnovava ed il cuore riprendeva a dolere.
Andavo all’università a piedi, 3 km percorsi nello sconforto, arrivavo a lezioni già cominciate, mi accomodavo tra le mie amiche più care, loro mi guardavano, una si faceva coraggio ed azzardava un “Come va?”, io rispondevo con una mesta alzata di spalle, firmavo il foglio delle presenze e me andavo via di nuovo.
Lungo la strada del ritorno immaginavo tutti i modi meravigliosi in cui Simone avrebbe potuto tornare da me.
I miei scenari erano molto “cinematografici”, ma c’era sempre una parte dentro di me consapevole che ciò non sarebbe mai potuto accadere; non solo perché lui non avrebbe mai cambiato idea, ma anche perché io non avrei mai potuto amarlo nuovamente con lo stesso trasporto, la stessa innocenza, la stessa cieca fiducia. Non avrei mai potuto riamare nessuno così.
Prima o poi capita a tutti, qualcuno ti spezza il cuore, tradisce la tua fiducia e tu capisci che da quel momento non sarai più la stessa persona. Quell’ unico evento ti cambia radicalmente, ti rende più guardingo, forse ti rende semplicemente un adulto.
Passarono i mesi e una delle mie amiche annunciò di voler provare a fare richiesta per l’Erasmus. La decisione fu immediata, ci avrei provato anch’io, volevo andar via!
La scelta della meta fu altrettanto rapida: Germania, la terra di Boris Becker, il mio grande sogno d’amore. Del resto, da ragazzina avevo sempre affermato che, non potendo avere lui, avrei comunque sposato un tedesco. Ormai era giunto il momento di andare a cercare il mio futuro consorte.
Non dissi niente ai miei genitori: mia madre è sempre stata molto ansiosa e non volevo farla agitare prima del necessario. Tutto sommato le possibilità di essere presa non mi parevano molte.
Ricevetti la notizia per telefono, un pomeriggio: “Sono uscite le graduatorie, complimenti, vai a Berlino!”