Mettiamo subito in chiaro una cosa: non sono una tuttologa.
Non sono un'esperta di letteratura, teatro, cinema, varie ed eventuali. No.
Ma se m'imbatto in qualcosa che mi piace, che penso valga la pena, che. Se m'imbatto in qualcosa così, dicevo, amo parlarne sul blog, condividerlo con i lettori, spargere la voce, dedicare il mio tempo e la mia scrittura alla diffusione del bello. Di ciò che io ritengo bello.
Ecco. Questo giusto per chiarire. Perché negli ultimi mesi il pubblico di queste pagine è aumentato e, in parte, cambiato. Molti non mi conoscono. Molti non sanno cosa faccio. Molti avrebbero bisogno di farsi una camomilla. Endovena.
Detto ciò, sabato sono andata al cinema a vedere "Lucy", l'ultimo film di Luc Besson.
Spettacolo delle 0:35.
Non dovevo andare a vedere Lucy e non dovevo neanche andare a vedere l'ultimo spettacolo ma le vie della disorganizzazione, mancanza di parcheggio e disordine mentale sono infinite, e mi sono trovata al cinema, di notte, con un sacchetto di pop corn e una Scarlett Johansson che sparava come una matta.
Io ve lo dico. A me Luc Besson piace. A molti no. A me sì.
Perché è un regista fracassone ma poetico. Perché ama le donne e le sa dirigere. Perché è internazionale ma ancora così sfacciatamente francese. Insomma, per un casino di buone ragioni a me Luc Besson piace. Non nel senso che non ne colga i limiti o i difetti, ma proprio nel senso che mi diverte, m'intrattiene, mi fa simpatia e, se passasse da Torino, lo porterei da Fiorio a prendersi una cioccolata. Che, nella mia scala personale di valori, è la maggior espressione di affetto nei confronti di un turista in terra sabauda.
Detto ciò. Passiamo al film.
I primi 30 minuti di Lucy hanno il peso specifico del piombo. Io li ho visti ad occhi socchiusi e stomaco accartocciato. Alla protagonista succede di tutto e tutto si legge nell'espressioni del volto e negli occhi sgranati di una meravigliosa Scarlett Johansson.
A proposito, io ve lo dico, a me la Johansson piace. A qualcuno no. A me sì.
Perché è bella come una bambola ma brava come una donna. Perché è sensuale senza bisogno di sforzarsi. Perché è una che calca le scene fin da piccola ma non si è bruciata. Insomma, per un casino di buone ragioni a me Scarlett Johansson piace. Non nel senso che non ne colga i limiti o i difetti, ma proprio nel senso che mi convince, ne apprezzo il talento e le perdono persino di essere una bionda, stragnocca, molto più giovane di me.
Dicevo, i primi 30 minuti sono spessi, molto spessi. Poi la fantascienza sparatutto prende il sopravvento e Lucy, con la sua camminata da gnocca al rallentatore ed i proiettili che vanno in ogni dove, prende il posto che le spetta tra le eroine senza scrupoli regine del cinema degli ultimi 20-25 anni. Eroine che popolano l'immaginario collettivo specialmente grazie allo stesso Besson. E in parte a Tarantino, anche se le sue donne sono diverse. Ma non perdiamo il filo e concentriamoci su Luc.
In questo film c'è tutto il regista francese: c'è Nikita, c'è il Quinto Elemento, c'è Taxxi e c'è persino il mio adorato Leon.
Lucy ha due protagonisti americani, Scarlett Johansson e Morgan Freeman, ma non è un film americano. E' una storia che si muove tra oriente ed Europa, tra Taipei e Parigi. E' un film francese a cui si prestano facce americane.
La seconda metà della pellicola è tutta una corsa e un inseguimento fino ad una risoluzione mistico-filosofica-naif che lascia il tempo che trova, ma che a me è piaciuta. Ve lo dico.
Perché? Perché non era necessaria ma il regista ha voluto mettercela lo stesso. Perché Luc avrebbe potuto essere più sottile ma prorio non ce l'ha fatta. Perché Besson a queste cose ci crede, si capisce, e io lo porterei da Fiorio anche per questo. Per la sua buonafede, per il suo animo da fracassone, e perché vorrei sapere assolutamente dove hanno preso il vestito nero che la Johansson indossa per metà film. Lo voglio!
Non sono un'esperta di letteratura, teatro, cinema, varie ed eventuali. No.
Ma se m'imbatto in qualcosa che mi piace, che penso valga la pena, che. Se m'imbatto in qualcosa così, dicevo, amo parlarne sul blog, condividerlo con i lettori, spargere la voce, dedicare il mio tempo e la mia scrittura alla diffusione del bello. Di ciò che io ritengo bello.
Ecco. Questo giusto per chiarire. Perché negli ultimi mesi il pubblico di queste pagine è aumentato e, in parte, cambiato. Molti non mi conoscono. Molti non sanno cosa faccio. Molti avrebbero bisogno di farsi una camomilla. Endovena.
Detto ciò, sabato sono andata al cinema a vedere "Lucy", l'ultimo film di Luc Besson.
Spettacolo delle 0:35.
Non dovevo andare a vedere Lucy e non dovevo neanche andare a vedere l'ultimo spettacolo ma le vie della disorganizzazione, mancanza di parcheggio e disordine mentale sono infinite, e mi sono trovata al cinema, di notte, con un sacchetto di pop corn e una Scarlett Johansson che sparava come una matta.
Io ve lo dico. A me Luc Besson piace. A molti no. A me sì.
Perché è un regista fracassone ma poetico. Perché ama le donne e le sa dirigere. Perché è internazionale ma ancora così sfacciatamente francese. Insomma, per un casino di buone ragioni a me Luc Besson piace. Non nel senso che non ne colga i limiti o i difetti, ma proprio nel senso che mi diverte, m'intrattiene, mi fa simpatia e, se passasse da Torino, lo porterei da Fiorio a prendersi una cioccolata. Che, nella mia scala personale di valori, è la maggior espressione di affetto nei confronti di un turista in terra sabauda.
Detto ciò. Passiamo al film.
I primi 30 minuti di Lucy hanno il peso specifico del piombo. Io li ho visti ad occhi socchiusi e stomaco accartocciato. Alla protagonista succede di tutto e tutto si legge nell'espressioni del volto e negli occhi sgranati di una meravigliosa Scarlett Johansson.
A proposito, io ve lo dico, a me la Johansson piace. A qualcuno no. A me sì.
Perché è bella come una bambola ma brava come una donna. Perché è sensuale senza bisogno di sforzarsi. Perché è una che calca le scene fin da piccola ma non si è bruciata. Insomma, per un casino di buone ragioni a me Scarlett Johansson piace. Non nel senso che non ne colga i limiti o i difetti, ma proprio nel senso che mi convince, ne apprezzo il talento e le perdono persino di essere una bionda, stragnocca, molto più giovane di me.
Dicevo, i primi 30 minuti sono spessi, molto spessi. Poi la fantascienza sparatutto prende il sopravvento e Lucy, con la sua camminata da gnocca al rallentatore ed i proiettili che vanno in ogni dove, prende il posto che le spetta tra le eroine senza scrupoli regine del cinema degli ultimi 20-25 anni. Eroine che popolano l'immaginario collettivo specialmente grazie allo stesso Besson. E in parte a Tarantino, anche se le sue donne sono diverse. Ma non perdiamo il filo e concentriamoci su Luc.
In questo film c'è tutto il regista francese: c'è Nikita, c'è il Quinto Elemento, c'è Taxxi e c'è persino il mio adorato Leon.
Lucy ha due protagonisti americani, Scarlett Johansson e Morgan Freeman, ma non è un film americano. E' una storia che si muove tra oriente ed Europa, tra Taipei e Parigi. E' un film francese a cui si prestano facce americane.
La seconda metà della pellicola è tutta una corsa e un inseguimento fino ad una risoluzione mistico-filosofica-naif che lascia il tempo che trova, ma che a me è piaciuta. Ve lo dico.
Perché? Perché non era necessaria ma il regista ha voluto mettercela lo stesso. Perché Luc avrebbe potuto essere più sottile ma prorio non ce l'ha fatta. Perché Besson a queste cose ci crede, si capisce, e io lo porterei da Fiorio anche per questo. Per la sua buonafede, per il suo animo da fracassone, e perché vorrei sapere assolutamente dove hanno preso il vestito nero che la Johansson indossa per metà film. Lo voglio!