Dopo la morte di Lucia il peso della sua famiglia ricadde completamente su di me.
Una volta si usava così: gli uomini da soli erano persi ed i vedovi non erano mai lasciati allo sbando, soprattutto se c'erano dei bambini di mezzo.
Augusto poteva lavorare nei campi per dodici ore senza fare una piega, ma non era in grado di cuocersi neanche un uovo e soprattutto non era capace di accudire i propri figli. Li amava con tutto il cuore, ma non sapeva proprio da dove cominciare per occuparsi delle cose pratiche. Insomma, a quei tempi, nessuno si sarebbe mai sognato di chiedere ad un padre di pulire il sedere ai suoi figli, era una cosa inconcepibile e per questo c'era bisogno di una zitella. Io, appunto.
Enrico, il più piccolo, cercava la madre con ogni gesto ed in ogni sguardo. Chiedeva continuamente: "Dov'è mamma? Quando torna?" Noi gli spiegavamo che lei adesso era con gli angeli, che lo guardava dal cielo e lo amava tanto. Lui si chetava un attimo, ma poi ricominciava da capo: "Dov'è mamma? Quando torna?"
Mi si stringeva il cuore a vederlo così confuso e spaventato, lo prendevo tra le braccia e gli promettevo che gli sarei sempre stata accanto, che non sarebbe mai stato da solo.
Sandro invece non chiedeva nulla ma aveva gli occhi tristi e rassegnati. La notte faceva sempre dei brutti sogni e si svegliava piangendo. Piangeva a lungo, forte, con i singhiozzi che gli mozzavano il respiro, gli toglievano le forze e lo lasciavano stremato. Augusto gli si sedeva accanto, gli accarezzava la testolina e lo lasciava sfogare senza dirgli niente. Perché in certi momenti non c'è niente da dire. Che se non è libero di piangere un bambino che ha perso la mamma, allora chi lo è?
Il bello di avere molte cose da fare è che non si ha il tempo di sentire il dolore. Io non avevo neanche il tempo di piangere Lucia. Dovevo lavorare, dare un occhio a mia madre, che dopo la disgrazia sembrava invecchiata di dieci anni, occuparmi di Augusto, dei bambini e della casa. Solo la mattina presto, sdraiata nel lettone accanto a mamma, ripensavo a mia sorella, me la sentivo vicina, mi sembrava di averla di nuovo accanto, ne percepivo quasi il profumo. Ma non potevo abbandonarmi a questi pensieri e così mi alzavo e ricominciavo un'altra giornata.
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, erano ormai passati sei mesi da quell'orribile notte quando mia madre mi disse: "La gente parla"
"E che dice?"
"Parla di te ed Augusto"
"Che c'è da dire su me ed Augusto?"
"Passate molto tempo assieme"
"Certa gente dovrebbe lavarsi la bocca con il sapone. Io non passo il mio tempo con lui ma con i bambini"
"I bambini hanno bisogno di una madre"
"Appunto! Io faccio quello che posso, ma non è mica facile. Mi ammazzo di fatica ogni giorno. Non ho tempo di dare retta alle chiacchiere dei cretini"
"Hai ragione. Ma Augusto ed io ne abbiamo parlato. Dovete sposarvi"
Ancora me la ricordo, come se ce l'avessi davanti in questo momento, la faccia di mia madre che in tutta tranquillità mi dice che devo sposare il vedovo di mia sorella.
Io lo so che a sentire queste cose adesso ai giovani gli vengo i brividi, ma una volta era una cosa quasi normale. Normale per Augusto e mia madre perlomeno. Non tanto per me.
A me sembrava che il mondo stesse andando alla rovescia, che fossero diventati tutti pazzi. Me la presi con Dio, la morte, mia madre, Augusto e pure Lucia che mi aveva lasciata in un tale pasticcio.
Mamma, che conosceva bene i suoi polli, mi fece sfogare e poi disse soltanto: "Se non ci pensi tu, Augusto cercherà qualcun' altra per crescere i figli di Lucia"
Qualche altra?
A me sposare Augusto sembrava una cosa assurda, una cosa sbagliata, una cosa sporca. Mi sembrava di rubare la vita di mia sorella.
Ma l'idea che un'altra donna crescesse i miei nipoti mi era ancora più odiosa.
Continua...
Prima parte, seconda parte, terza parte, quarta parte, quinta parte
POPULAR POSTS
Categories
IlMioProgetto
chiacchiere
libri
Racconti
viaggi
cinema
Torino
RadioCole
attualitÃ
musica
televisione
societÃ
DiarioRacconti
sport
Nella Rete
blogosfera
Laboratorio Condiviso
teatro
citazioni
microracconti
FacceDaPalco
arte
Un marito per caso e per disgrazia
scrittura creativa
Erasmus
HumansTorino
Peanuts
cabaret
lavoro
Rugby
meme
ImprovvisazioneTeatrale
PrincipeV
poesia
OffStage
articolo sponsorizzato
Pancrazia Consiglia
pubblicitÃ
twitter
PancraziaChi?
TronoDiSpade
articolo
Adelina
Harry Potter
Podcast
premi
tennis
graficamente
PancraziaInBerlin
laboratorio scrittura
materiale di scarto
DaFacebookAlBlog
Pancrazia and the City
Roma
True Colors
DonnePensanti
EnglishVersion
favole
sogni
CucinaCole
IlRitorno
chiavi di ricerca
dasegnalare
help 2.0
video
Le piccole cose belle
Mafalda
Rossana R.
cucina
dixit
kotiomkin live
blog candy
branding
copywriting
da segnalare
metropolitana
personal branding
satira
viaggio dell'eroe
Powered by Blogger.
5 commenti