LAmicaMeri ed io ci conosciamo da diciotto anni.
LAmicaMeri ed io siamo cresciute assieme.
LAmicaMeri ed io siamo sempre state l'una il sostegno dell'altra nei momenti difficili e l'una la complice dell'altra nei momenti felici.
Così diverse eppure così simili.
Terra io, aria lei.
Concreta io, spirituale lei.
Occidente io, oriente lei.
Mai in contrasto, ma sempre pronte a confrontarci.
Un rapporto così forte è quasi impossibile da scalfire. Quasi.
Come potrò guardare LAmicaMeri con gli stessi occhi con cui la guardavo prima?
Come potrò ascoltarla con la stessa attenzione con cui l'ascoltavo prima?
Come potrò abbracciarla con lo stesso affetto con cui l'abbracciavo prima?
Come potrò ora che ho scoperto che è una fan di GIACOBBO.
Ma vi rendete conto?
G-I-A-C-O-B-B-O
G-I-A-C-O-B-B-O
G-I-A-C-O-B-B-O
E' proprio vero che non si conosce mai nessuno fino in fondo.
Che amarezza.
Qualche post fa avevo accennato rapidamente ad un misterioso figuro, appassionato di politica e storia italiana, rispondente al nome di Fumiki.
E' giunto il momento che gli dedichi la giusta attenzione, poiché il personaggio merita. Eccome se merita.
Dopo i primi giorni di assestamento allo studentato, iniziai a notare un ragazzo schivo e silenzioso che si aggirava sul mio stesso piano, cucinava nella mia stessa cucina e si lavava sotto la mia stessa doccia.
Io lo salutavo con un garrulo "Hallo", mentre lui rispondeva con un formale e volutamente distante "Guten Morgen".
Tale siparietto venne a ripetersi per giorni, ma io non mi arresi, la sua freddezza non mi fece desistere ed alla fine ebbi la meglio. Una mattina all'ennesimo algido saluto risposi con un sorriso ed una tazzina di caffè fumante. Lui ricambiò con una zuppa liofilizzata.
Seduti alla stessa tavola iniziammo a parlare e raccontarci.
Fu così che nacque un'amicizia.
Fumiki era giapponese e studiava economia.
Dimenticate il tipico giovane nipponico occidentalizzato, buffo e fissato con i congegni elettronici.
Lui proveniva da una famiglia umile, era nato e cresciuto in una zona rurale e cercava di costruirsi un futuro grazie all'impegno e al talento negli studi.
Anche a Berlino seguiva un regime di vita molto spartano, la sera non usciva quasi mai, sfuggiva la confusione e, se c'era abbastanza silenzio nell'Haus 17, lo si poteva sentire suonare lo shakuhachi chiuso nella propria stanza.
Era serio ed a tratti persino cupo. Educato, ma a volte scostante.
Fumiki era pieno di pregiudizi nei confronti degli studenti Erasmus,"una massa di festaioli ubriaconi", e gli italiani, "frivoli, pigri e inaffidabili".
Cercò a lungo di collocarmi in queste due categorie, ma con grande disappunto scoprì che io sballavo tutte le sue ottuse certezze. Uscivo spesso, ma non tornavo ubriaca. Facevo tardi, ma mi svegliavo presto ogni mattina. Mi divertivo, ma frequentavo l'università regolarmente.
Alla fine dovette ammettere che forse non ero io a rappresentare chissà quale rara eccezione, ma lui ad essere parecchio prevenuto.
Dovette arrendersi al fatto che anche i festaioli hanno un cervello e che gli italiani non si alzano a mezzogiorno.
Io e Fumiki parlavamo di tutto: dalla storia italiana alla cultura giapponese, dalla religione all'ecologia, dai cartoni animati alla cucina.
Lui amava il Risorgimento e mi faceva mille domande a cui spesso io, ignorante come una capra, non sapevo rispondere.
Io mi infuriavo per la caccia alle balene: orrida pratica che lui collocava tra le antiche tradizioni ed io tra le barbarie da cancellare.
Lui si stupiva dei cartoni animati nipponici, più o meno lascivi od espliciti, che in Italia venivano considerati adatti ai bambini, e neanche la mia assicurazione di una rigida censura lo rasserenava.
Io lo aiutavo a preparasi la carbonara, ma poi inorridivo scoprendo la sua intenzione di mangiarsela il giorno dopo per colazione.
Fumiki ogni tanto diventava un poco strano, ma mentre io imputavo questo suo comportamento alle diversità culturali, le mie amiche mi dicevano più o meno così: "Ma guarda che quello ce stà a provà".
Ed oggettivamente tutti i torti forse non li avevano.
Le sue attenzioni nei miei confronti col passare del tempo divennero sempre più simili a quelle di un uomo per una donna e non di un amico per un'amica.
Ogni scusa era buona per farmi un regalo, piccoli pensieri di poco valore, ma che sottolineavano il suo affetto nei miei confronti. Una fetta di torta portatami nella lavanderia a gettoni dove stavo facendo il bucato, un festone di origami fatto da tantissime meravigliose gru colorate, una tazza di Glühwein(*) da dividere in due e una targa in ottone da attaccare alla porta del mio nuovo appartamento(**), solo per citarne alcuni.
Forse per troppa timidezza o per la consapevolezza che ci dividesse un'insormontabile montagna di differenze culturali, Fumiki non disse mai niente di diretto circa i suoi sentimenti ed io ignorai sempre, più o meno consciamente, tutti i segnali indiretti.
La storia rimase così. Sospesa. Perfetta per essere ricordata a distanza di anni con un sorriso e tanta tenerezza.
Continua...
(*)La versione tedesca del Vin Brulè
(**)La ricerca della nuova casa sarà argomento del prossimo post.
Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12
E' giunto il momento che gli dedichi la giusta attenzione, poiché il personaggio merita. Eccome se merita.
Dopo i primi giorni di assestamento allo studentato, iniziai a notare un ragazzo schivo e silenzioso che si aggirava sul mio stesso piano, cucinava nella mia stessa cucina e si lavava sotto la mia stessa doccia.
Io lo salutavo con un garrulo "Hallo", mentre lui rispondeva con un formale e volutamente distante "Guten Morgen".
Tale siparietto venne a ripetersi per giorni, ma io non mi arresi, la sua freddezza non mi fece desistere ed alla fine ebbi la meglio. Una mattina all'ennesimo algido saluto risposi con un sorriso ed una tazzina di caffè fumante. Lui ricambiò con una zuppa liofilizzata.
Seduti alla stessa tavola iniziammo a parlare e raccontarci.
Fu così che nacque un'amicizia.
Fumiki era giapponese e studiava economia.
Dimenticate il tipico giovane nipponico occidentalizzato, buffo e fissato con i congegni elettronici.
Lui proveniva da una famiglia umile, era nato e cresciuto in una zona rurale e cercava di costruirsi un futuro grazie all'impegno e al talento negli studi.
Anche a Berlino seguiva un regime di vita molto spartano, la sera non usciva quasi mai, sfuggiva la confusione e, se c'era abbastanza silenzio nell'Haus 17, lo si poteva sentire suonare lo shakuhachi chiuso nella propria stanza.
Era serio ed a tratti persino cupo. Educato, ma a volte scostante.
Fumiki era pieno di pregiudizi nei confronti degli studenti Erasmus,"una massa di festaioli ubriaconi", e gli italiani, "frivoli, pigri e inaffidabili".
Cercò a lungo di collocarmi in queste due categorie, ma con grande disappunto scoprì che io sballavo tutte le sue ottuse certezze. Uscivo spesso, ma non tornavo ubriaca. Facevo tardi, ma mi svegliavo presto ogni mattina. Mi divertivo, ma frequentavo l'università regolarmente.
Alla fine dovette ammettere che forse non ero io a rappresentare chissà quale rara eccezione, ma lui ad essere parecchio prevenuto.
Dovette arrendersi al fatto che anche i festaioli hanno un cervello e che gli italiani non si alzano a mezzogiorno.
Io e Fumiki parlavamo di tutto: dalla storia italiana alla cultura giapponese, dalla religione all'ecologia, dai cartoni animati alla cucina.
Lui amava il Risorgimento e mi faceva mille domande a cui spesso io, ignorante come una capra, non sapevo rispondere.
Io mi infuriavo per la caccia alle balene: orrida pratica che lui collocava tra le antiche tradizioni ed io tra le barbarie da cancellare.
Lui si stupiva dei cartoni animati nipponici, più o meno lascivi od espliciti, che in Italia venivano considerati adatti ai bambini, e neanche la mia assicurazione di una rigida censura lo rasserenava.
Io lo aiutavo a preparasi la carbonara, ma poi inorridivo scoprendo la sua intenzione di mangiarsela il giorno dopo per colazione.
Fumiki ogni tanto diventava un poco strano, ma mentre io imputavo questo suo comportamento alle diversità culturali, le mie amiche mi dicevano più o meno così: "Ma guarda che quello ce stà a provà".
Ed oggettivamente tutti i torti forse non li avevano.
Le sue attenzioni nei miei confronti col passare del tempo divennero sempre più simili a quelle di un uomo per una donna e non di un amico per un'amica.
Ogni scusa era buona per farmi un regalo, piccoli pensieri di poco valore, ma che sottolineavano il suo affetto nei miei confronti. Una fetta di torta portatami nella lavanderia a gettoni dove stavo facendo il bucato, un festone di origami fatto da tantissime meravigliose gru colorate, una tazza di Glühwein(*) da dividere in due e una targa in ottone da attaccare alla porta del mio nuovo appartamento(**), solo per citarne alcuni.
Forse per troppa timidezza o per la consapevolezza che ci dividesse un'insormontabile montagna di differenze culturali, Fumiki non disse mai niente di diretto circa i suoi sentimenti ed io ignorai sempre, più o meno consciamente, tutti i segnali indiretti.
La storia rimase così. Sospesa. Perfetta per essere ricordata a distanza di anni con un sorriso e tanta tenerezza.
Continua...
(*)La versione tedesca del Vin Brulè
(**)La ricerca della nuova casa sarà argomento del prossimo post.
Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12
La sera prima della partenza
Dopo una notte disturbata dalla digestione di una mastodontica frittura di pesce
All'Harry's Bar
Jane: "Perché stai mettendo il Tom Tom in valigia?"
Ciccio: "Così lo usiamo per girare Venezia."
J: "A piedi?"
C: "Si."
J: "Ok. Perfetto. Disfa pure la tua parte di bagagli."
C: "Cosa???"
J: "Tu a Venezia non ci vieni."
C: "Perché???"
J: "Io in giro con te ed il navigatore non ci vado: mi vergogno!
Piuttosto ti mollo e scappo col tuo migliore amico."
C: "Uffa, quante storie. Non lo porto, ma se ci dovessimo perdere ti riterrò l'unica responsabile!"
J: "Guarda che andiamo a Venezia, mica nella foresta Amazzonica!"
Dopo una notte disturbata dalla digestione di una mastodontica frittura di pesce
Jane: "Quando mi hai svegliata perché ti sentivi poco bene, mi sono molto preoccupata"
Ciccio: "L'ho notato.
Eri così turbata che ti sei riaddormentata in 5 secondi netti."
J: "Vabbè. Insomma. Ero stanca. E poi mica eri grave.
Sei ancora vivo, no?"
All'Harry's Bar
Ciccio: "Questo è un posto mitico: l'ha frequentato Hemingway e ci hanno inventato il Bellini"
Jane: "Hemingway era un noto alcolizzato ed ha bevuto ovunque. Se fosse ancora vivo ce lo troveremmo anche nel baretto sotto casa!
Ed il Bellini, onestamente, non mi sembra questa grande invenzione"
C: "Comunque il prezzo è abbastanza onesto"
J: "Un affarone! 30 euro per due Bellini ed una scodellina di olive.
E non ci sono neanche gli stuzzicadenti per prenderle!"
C: "Vabbè, ma ormai siamo qua, quindi godiamocela."
J: "Certo. E non ci alzeremo fino a quando non avremo mangiato fino all'ultima oliva!!!"
Venezia è la magnificienza di piazza San Marco, la magia del tramonto sulla laguna, l'imponenza del Palazzo Ducale, i riflessi dei vetri di Murano, i colori delle case di Burano, la fredda eleganza delle boutique internazionali, l'antico calore delle botteghe ed il fascino delle osterie piccole come scrigni.
Venezia è la visione romantica di un poeta, il progetto di un architetto folle, lo sfondo perfetto per una storia ancora da scrivere.
Venezia è in Italia, ma potrebbe essere da qualsiasi altra parte, in qualsiasi altro paese e persino su qualsiasi altro pianeta.
Venezia appartiene a tutti ed a nessuno.
Venezia per tre giorni è stata nostra.
(Le foto sono di Ciccio)
In questi pochi giorni di assenza mi sono persa molti post interessanti.
Ross ha compiuto gli anni.
La mia guerriera preferita ha spento 22 candeline ed io, clamorosamente in ritardo, le faccio tantissimi auguri!!!!
Alessandra ha avuto l'onore di vedere da vicino nientepopodimeno che John Kirwan.
Ciò ha scatenato la mia legittima invidia. Anch'io avrei fatto la mia porca figura sugli spalti di Varese con tanto di felpa rossa e ricci al vento, ed invece mi dovrò accontentare dei miei soliti sogni pseudo erotico rugbistici.
Per la cronaca, l'ultima volta è stato il turno di un ignudo Mirco Bergamasco. E quando dico ignudo, intendo proprio ignudo.
Ignudo come mamma Bergamasco l'ha fatto.
Ovviamente, anche questa volta, mi sono svegliata prima che il fattaccio si consumasse.
Tutti gli anni di catechismo hanno distorto per sempre il mio inconscio e rovinato irrimediabilmente la mia vita onirica.
Che amarezza.
Sun mi ha fatto credere per due minuti di essersi completamente bevuta il cervello.
Per un attimo ho pensato che l'arguta ed acida blogger avesse lasciato il posto ad una novella e sdolcinata Giulietta.
Non che la cosa sia di per sé negativa, ma io ho una certa età e cambiamenti tanto radicali mi dovrebbero essere comunicati con anticipo e delicatezza, altrimenti potrebbero anche essermi fatali.
Quindi Sun, la prossima volta, mettiti una mano sulla coscienza.
La Volpe ha presentato alla rete il nipotino: il tenero Volpacchiotto.
Un latin lover in erba a cui la famiglia sta tentando, inutilmente, di tarpare le ali.
Vola Volpacchiotto, vola e sbaciucchia in libertà.
Jane e Ciccio sono con te!
Mario continua il percorso che lo porterà di fronte alla Santa Inquisizione prima, ed al rogo poi.
Io, da amica premurosa quale sono, mi sto attrezzando con estintori e cartelli di protesta, tipo "Giù le mani dal Notaio Mannaro" o "Libero Notaio in libero Stato".
Eppi, dopo aver combattuto e vinto la propria personale battaglia contro il cambio di stagione ed un armadio riottoso, ha trovato il tempo per omaggiarmi con codesto francobollo. E' proprio il caso di dire che "è il pensiero quello che conta".
Io, nel ringraziarla, ne faccio a mia volta dono a lei e a tutti i blogger sopracitati.
Non l'avevate capito che era un premio-meme?
Ebbene si, lo è.
Ross ha compiuto gli anni.
La mia guerriera preferita ha spento 22 candeline ed io, clamorosamente in ritardo, le faccio tantissimi auguri!!!!
Alessandra ha avuto l'onore di vedere da vicino nientepopodimeno che John Kirwan.
Ciò ha scatenato la mia legittima invidia. Anch'io avrei fatto la mia porca figura sugli spalti di Varese con tanto di felpa rossa e ricci al vento, ed invece mi dovrò accontentare dei miei soliti sogni pseudo erotico rugbistici.
Per la cronaca, l'ultima volta è stato il turno di un ignudo Mirco Bergamasco. E quando dico ignudo, intendo proprio ignudo.
Ignudo come mamma Bergamasco l'ha fatto.
Ovviamente, anche questa volta, mi sono svegliata prima che il fattaccio si consumasse.
Tutti gli anni di catechismo hanno distorto per sempre il mio inconscio e rovinato irrimediabilmente la mia vita onirica.
Che amarezza.
Sun mi ha fatto credere per due minuti di essersi completamente bevuta il cervello.
Per un attimo ho pensato che l'arguta ed acida blogger avesse lasciato il posto ad una novella e sdolcinata Giulietta.
Non che la cosa sia di per sé negativa, ma io ho una certa età e cambiamenti tanto radicali mi dovrebbero essere comunicati con anticipo e delicatezza, altrimenti potrebbero anche essermi fatali.
Quindi Sun, la prossima volta, mettiti una mano sulla coscienza.
La Volpe ha presentato alla rete il nipotino: il tenero Volpacchiotto.
Un latin lover in erba a cui la famiglia sta tentando, inutilmente, di tarpare le ali.
Vola Volpacchiotto, vola e sbaciucchia in libertà.
Jane e Ciccio sono con te!
Mario continua il percorso che lo porterà di fronte alla Santa Inquisizione prima, ed al rogo poi.
Io, da amica premurosa quale sono, mi sto attrezzando con estintori e cartelli di protesta, tipo "Giù le mani dal Notaio Mannaro" o "Libero Notaio in libero Stato".

Io, nel ringraziarla, ne faccio a mia volta dono a lei e a tutti i blogger sopracitati.
Non l'avevate capito che era un premio-meme?
Ebbene si, lo è.

Sulla copertina troneggia quest'immagine.
Mi piace molto.
Ma non porterà un po' sfiga?
Vi avverto fin d'ora, miei fedeli lettori, che se dovesse ripetersi un inverno come quello dell'anno scorso dovrete sorbirvi decinaia e decinaia di post a carattere meteo-lamentoso.
Sappiatelo.
Non vorrete mica lasciarmi da sola a pedalare sulla famosa bicicletta?
Immagine di Andrea Pregl.
Al telefono.
Ciccio: "Quando torni mia principessa? Questa dimora è vuota senza di te."
Jane: "Come sei dolce mio cavaliere dall'armatura scintillante. Soffri molto per la mia assenza?"
Ciccio: "Si, il cuore mi duole e sospiro guardando il tuo ritratto."
Jane: "Ma cosa ti manca di più? Dischiudimi il tuo animo."
Ciccio: "Mi manca tutto.
Mi manchi tu.
Mi manca... mi manca... mi manca..."
Jane: "Cosa amore mio? Non indugiare. Esprimiti liberamente."
Ciccio: "Mi manca soprattutto il tuo rompermi costantemente le pa##e."
Da quando divido la mia vita con Ciccio mi sento come Beatrice.
Anzi no.
Come Silvia.
Anzi no.
Come la fidanzata di Vito Catozzo.
Ecco, così.
Ciccio: "Quando torni mia principessa? Questa dimora è vuota senza di te."
Jane: "Come sei dolce mio cavaliere dall'armatura scintillante. Soffri molto per la mia assenza?"
Ciccio: "Si, il cuore mi duole e sospiro guardando il tuo ritratto."
Jane: "Ma cosa ti manca di più? Dischiudimi il tuo animo."
Ciccio: "Mi manca tutto.
Mi manchi tu.
Mi manca... mi manca... mi manca..."
Jane: "Cosa amore mio? Non indugiare. Esprimiti liberamente."
Ciccio: "Mi manca soprattutto il tuo rompermi costantemente le pa##e."
Da quando divido la mia vita con Ciccio mi sento come Beatrice.
Anzi no.
Come Silvia.
Anzi no.
Come la fidanzata di Vito Catozzo.
Ecco, così.
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