Uno spot che commuove, angoscia e fa vergognare noi adulti, molto.
"Kung fu Panda" è un film delizioso, adatto a grandi e piccini.
Splendidi disegni, personaggi adorabili, trovate divertenti.
Questa pellicola ha avuto un grandissimo successo, scatenando critiche entusiaste e realizzando ottimi incassi al botteghino.
Anche Jane ha molto apprezzato le vicende di Po, il panda appassionato di arti marziali. E non solo per la qualità dell'opera, ma soprattutto per due motivi fondamentali e personalissimi.
In primo luogo, Jane da piccolina aveva un grande pupazzo a forma di panda, risultato di un'intensa giornata alle giostre. Era un mostro ripieno di palline di polistirolo, un giocattolo di qualità scadente. Ma ella lo ha amato e coccolato per anni: abbracciandolo quando era triste e prendendolo a calci quando era arrabbiata.
Oltretutto, Jane ora ha un fidanzato che è il sosia sputato del protagonista del film.
Stesso fisico prorompente, stessa simpatia involontaria, stessi vizi e stesse debolezze.
U-G-U-A-L-E!!!
Splendidi disegni, personaggi adorabili, trovate divertenti.
Questa pellicola ha avuto un grandissimo successo, scatenando critiche entusiaste e realizzando ottimi incassi al botteghino.
Anche Jane ha molto apprezzato le vicende di Po, il panda appassionato di arti marziali. E non solo per la qualità dell'opera, ma soprattutto per due motivi fondamentali e personalissimi.
In primo luogo, Jane da piccolina aveva un grande pupazzo a forma di panda, risultato di un'intensa giornata alle giostre. Era un mostro ripieno di palline di polistirolo, un giocattolo di qualità scadente. Ma ella lo ha amato e coccolato per anni: abbracciandolo quando era triste e prendendolo a calci quando era arrabbiata.
Oltretutto, Jane ora ha un fidanzato che è il sosia sputato del protagonista del film.
Stesso fisico prorompente, stessa simpatia involontaria, stessi vizi e stesse debolezze.
Esempio 1. Ciccio al ristorante cinese, che guarda con aria libidinosa i ravioli al vapore
Esempio 2. Ciccio sorpreso nell'atto di razziare la dispensa
Esempio 3. Ciccio che sfodera uno dei suoi sorrisi irresistibili
U-G-U-A-L-E!!!
Forse dipenderà dal suo sguardo da pazzo o dagli orridi baffoni da tricheco.
Forse sarà dovuto alla maglietta psichedelica o alla pancia budinosa.
Forse sarà colpa dei sandaletti tedeschi o dei suoi piedi ballerini.
Non so perché, ma Marco mi inquieta.
Per me questa pubblicità è peggio di un film horror.
A me questo tizio fa paura!
Forse sarà dovuto alla maglietta psichedelica o alla pancia budinosa.
Forse sarà colpa dei sandaletti tedeschi o dei suoi piedi ballerini.
Non so perché, ma Marco mi inquieta.
Per me questa pubblicità è peggio di un film horror.
A me questo tizio fa paura!
Sabato ha avuto luogo il matrimonio di uno dei tanti cugini Cole.
Jane detesta questo tipo di ricevimenti, in generale, ed ha trovato insopportabile questo, in particolare.
Ella ha dovuto reprimere l'astio nei confronti di quel fetentone di Ciccio.
L'infido fidanzato è riuscito a marcare visita, adducendo trite e ritrite scuse di carattere lavorativo (falsoooooooooo) ed ha mollato la povera ragazza a vedersela da sola con tutta l'amabile famigliola (vigliaccooooooo).
L'affascinante blogger ha rischiato l'ipotermia.
L'improvvisa temperatura autunnale ha fatto battere i denti a tutti, soprattutto alle giovani fanciulle. Scollacciate e senza calze, il loro incarnato è virato rapidamente dal marroncino post abbronzatura al violaceo cadaverico.
Dopo una giornata lunga quanto noiosa, Jane è andata a dormire alle 2, con la consapevolezza di doversi svegliare alle 6:30 per andare a lavoro (evviva evviva evviva).
Ma tutto ciò non è stato niente rispetto ai 30 interminabili minuti trascorsi in macchina con Zia"OcchiGrandi"Cole.
Tale zia, cinquantenne giovanile e moderna, si è trasformata in un attimo in un'ottantenne rimbambita e molesta.
Ella, senza nessun apparente motivo e soprattutto senza che nessuno gliel'avesse chiesto, ha preso a raccontare, con maniacale dovizia di particolari, la trama della sua telenovela preferita.
30 minuti di amori, tradimenti, fazende e fazenderi.
Non contenta, resasi conto dello sguardo vitreo della nipote, che annuiva meccanicamente e ripeteva dentro di sé il mantra "siamo quasi arrivate, ancora 5 minuti, siamo quasi arrivate, ancora 5 minuti, siamo quasi arrivate, ancora 5 minuti", si è prodotta anche in un quiz finale:
Non preoccupatevi, la cara zietta non è stata mollata in tangenziale.
Per questa volta!
Jane detesta questo tipo di ricevimenti, in generale, ed ha trovato insopportabile questo, in particolare.
Ella ha dovuto reprimere l'astio nei confronti di quel fetentone di Ciccio.
L'infido fidanzato è riuscito a marcare visita, adducendo trite e ritrite scuse di carattere lavorativo (falsoooooooooo) ed ha mollato la povera ragazza a vedersela da sola con tutta l'amabile famigliola (vigliaccooooooo).
L'affascinante blogger ha rischiato l'ipotermia.
L'improvvisa temperatura autunnale ha fatto battere i denti a tutti, soprattutto alle giovani fanciulle. Scollacciate e senza calze, il loro incarnato è virato rapidamente dal marroncino post abbronzatura al violaceo cadaverico.
Dopo una giornata lunga quanto noiosa, Jane è andata a dormire alle 2, con la consapevolezza di doversi svegliare alle 6:30 per andare a lavoro (evviva evviva evviva).
Ma tutto ciò non è stato niente rispetto ai 30 interminabili minuti trascorsi in macchina con Zia"OcchiGrandi"Cole.
Tale zia, cinquantenne giovanile e moderna, si è trasformata in un attimo in un'ottantenne rimbambita e molesta.
Ella, senza nessun apparente motivo e soprattutto senza che nessuno gliel'avesse chiesto, ha preso a raccontare, con maniacale dovizia di particolari, la trama della sua telenovela preferita.
30 minuti di amori, tradimenti, fazende e fazenderi.
Non contenta, resasi conto dello sguardo vitreo della nipote, che annuiva meccanicamente e ripeteva dentro di sé il mantra "siamo quasi arrivate, ancora 5 minuti, siamo quasi arrivate, ancora 5 minuti, siamo quasi arrivate, ancora 5 minuti", si è prodotta anche in un quiz finale:
"E poi cosa è successo secondo te, Jane?"
"Non lo so"
"Ma come non lo sai, è facile! Dai prova ad indovinare."
"Non-lo-so!"
"E poi dove sono andati, eh?"
"Non lo so. Dove?"
"Ma come non lo sai? Non ci arrivi da sola?"
"No."
"Daiiiiiii è facile!"
Non preoccupatevi, la cara zietta non è stata mollata in tangenziale.
Per questa volta!
Prima di partire per la mia avventura Erasmus, tutti mi consigliarono di fare il passaporto. Essendo Berlino vicina al confine con la Polonia, una gitarella da quelle parti sarebbe potuta essere interessante.
Io, imperatrice assoluta della procrastinazione, rimandai la faccenda fino a quando fu troppo tardi per ottenere il tanto agognato documento.
La mancanza però non mi fece preoccupare particolarmente. Avevo tutta la Germania a disposizione. Potevo sopravvivere tranquillamente anche senza passare la frontiera.
E così fu.
Ogni giorno c'era qualcosa di nuovo da fare e un posto nuovo da vedere. Le possibilità erano infinite. Un viaggio nelle terre dell'Est era l'ultimo dei miei interessi.
Fino a quando ricevetti un messaggio da parte del mio amato Buddy. Colui che non mi si filava di pezza, colui che sembrava considerarmi solo una scocciatura, colui che a malapena si ricordava il mio nome, mi invitava a passare un week end assieme.
In Polonia.
Oh cacchio!
La mia mente, alterata dagli ormoni post adolescenziali che il bel Felix riusciva sempre a scatenare, lavorò incessantemente tutta la notte alla ricerca di una soluzione.
Come avrei potuto passare il confine?
Nascondendomi nel bagagliaio della macchina? No, rischiavo di spettinarmi.
Scavando un tunnel sotterraneo? No, mi sarei rovinata le unghie.
Paracadutandomi direttamente in terra polacca? No, me la sarei fatta sotto.
Alla fine decisi di provare con un metodo legale, semplice e che non mi avrebbe provocato un attacco di panico.
Mi sarei rivolta alle autorità.
Trascorsi il giorno successivo cercando la sede dell'ambasciata italiana.
Arrivai a due minuti dall'orario di chiusura. Arrancai per le scale e raggiunsi l'ingresso tutta sudata e stropicciata.
Già in attesa, prima di me, vi era un' elegante ed inamidata signora che mi lanciò un'occhiata di teutonica superiorità.
Venimmo accolte da un carabiniere.
In Germania, nella lontana Berlino, si ergeva in tutto il suo splendore un altoatesino in divisa, con tanto di bande rosse sui pantaloni e fiamma sul cappello.
Eravamo in Italia.
Io, con i miei capelli ricci arruffati, e la signora, con la piega perfetta, esordimmo nel medesimo momento. "Guten Tag!" disse lei, "Buongiorno" salutai io.
Il bel caramba, perché di gran bel pezzo di figliolo si trattava, si voltò verso di me, "Buongiorno, prego si accomodi" e poi, rivolto alla Frau, "Bitte, warten sie einen moment".
E le chiuse la porta sul nasino perfetto.
Dopo essermi presa la soddisfazione di essere ricevuta per prima solo grazie ai miei italici natali, avanzai a testa alta per il corridoio, elargendo sorrisi a destra e a manca.
Un solerte impiegato mi venne immediatamente incontro.
"Prego, signorina, mi dica. Cosa possiamo fare per lei?"
"Buongiorno, avrei bisogno di un'informazione. Ci vuole molto per fare il passaporto qui a Berlino?"
"No. Prima la inseriamo nelle liste degli italiani residenti all'estero. Poi le forniamo una nuova carta d'identità e un nuovo passaporto.
Qualche mese dovrebbe essere più che sufficiente."
Mossa dalla disperazione che solo una donna innamorata, o quanto meno fortemente invaghita, può provare, continuai ad insistere.
"Vede, il problema è che il passaporto mi servirebbe in fretta. Non si possono velocizzare un pochino i tempi?"
"Beh, una volta fatta la richiesta, possiamo provare a sollecitare la questura in Italia.
Per quando le serve?"
"'bato", biascicai imbarazzata, consapevole di quanto fosse folle la mia richiesta.
"Eh?"
"'abato", ripetei vergognandomi di me stessa.
"Scusi? Non ho capito"
"Sabato!"
"Quattro giorni? Vuole un passaporto in quattro giorni?"
Non mi arresi neanche di fronte all'aria scioccata dell'impiegato. Dovevo continuare a provarci: lo dovevo fare per me e per il futuro padre dei miei figli!
"Non esiste niente che possa fungere da surrogato? Un permessino speciale? Un visto a tempo?"
"No, no, no. Niente del genere", fece lui, "ma perché ha tanta fretta?"
A quel punto mi resi conto che la risposta "perché devo andare in Polonia con un gran pezzo di ragazzo tedesco che, se gli dico no questa volta, non mi inviterà mai più" sarebbe stata davvero troppo imbarazzante.
Anche per una come me, notoriamente senza vergogna.
Decisi che, se non sarei uscita da quell'ambasciata con un passaporto, almeno me ne sarei andata in grande stile!
Assumendo un'aria molto professionale e mentendo con tutta la spudoratezza di cui sono capace, dissi:
"Una conferenza (di sabato?!?!?).
Mi sto laureando in medicina (mi mancano solo 200mila esami) e mi sarebbe piaciuto allargare ulteriormente le mie conoscenze nel campo della neurochirurgia (argomento di cui non me ne è mai fregato una pippa, ma che fa sempre molto figo!).
Il prossimo week end si terrà un convegno di prestigio a Varsavia (é in Polonia, giusto?)
Ma, a quanto pare, purtroppo dovrò rinunciarvi (finirò all'inferno, lo so, finirò all'inferno)."
Il tizio abboccò.
"Mi dispiace. E' un vero peccato. Vorrei tanto esserle d'aiuto, sono mortificato."
Io tagliai corto, "Grazie lo stesso, arrivederci" e me ne andai di gran carriera, sorridendo al bel carabiniere e ignorando la crucca con la puzza sotto il naso.
Il mio motto è sempre stato: "Se devi spararla, sparala grossa"
Continua...
Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6
(Per chi non avesse letto gli episodi precedenti o se ne fosse comunque dimenticato, ricordo che il mio Erasmus risale al 2000/01. A quei tempi per andare in Polonia ci voleva ancora il passaporto)
Io, imperatrice assoluta della procrastinazione, rimandai la faccenda fino a quando fu troppo tardi per ottenere il tanto agognato documento.
La mancanza però non mi fece preoccupare particolarmente. Avevo tutta la Germania a disposizione. Potevo sopravvivere tranquillamente anche senza passare la frontiera.
E così fu.
Ogni giorno c'era qualcosa di nuovo da fare e un posto nuovo da vedere. Le possibilità erano infinite. Un viaggio nelle terre dell'Est era l'ultimo dei miei interessi.
Fino a quando ricevetti un messaggio da parte del mio amato Buddy. Colui che non mi si filava di pezza, colui che sembrava considerarmi solo una scocciatura, colui che a malapena si ricordava il mio nome, mi invitava a passare un week end assieme.
In Polonia.
Oh cacchio!
La mia mente, alterata dagli ormoni post adolescenziali che il bel Felix riusciva sempre a scatenare, lavorò incessantemente tutta la notte alla ricerca di una soluzione.
Come avrei potuto passare il confine?
Nascondendomi nel bagagliaio della macchina? No, rischiavo di spettinarmi.
Scavando un tunnel sotterraneo? No, mi sarei rovinata le unghie.
Paracadutandomi direttamente in terra polacca? No, me la sarei fatta sotto.
Alla fine decisi di provare con un metodo legale, semplice e che non mi avrebbe provocato un attacco di panico.
Mi sarei rivolta alle autorità.
Trascorsi il giorno successivo cercando la sede dell'ambasciata italiana.
Arrivai a due minuti dall'orario di chiusura. Arrancai per le scale e raggiunsi l'ingresso tutta sudata e stropicciata.
Già in attesa, prima di me, vi era un' elegante ed inamidata signora che mi lanciò un'occhiata di teutonica superiorità.
Venimmo accolte da un carabiniere.
In Germania, nella lontana Berlino, si ergeva in tutto il suo splendore un altoatesino in divisa, con tanto di bande rosse sui pantaloni e fiamma sul cappello.
Eravamo in Italia.
Io, con i miei capelli ricci arruffati, e la signora, con la piega perfetta, esordimmo nel medesimo momento. "Guten Tag!" disse lei, "Buongiorno" salutai io.
Il bel caramba, perché di gran bel pezzo di figliolo si trattava, si voltò verso di me, "Buongiorno, prego si accomodi" e poi, rivolto alla Frau, "Bitte, warten sie einen moment".
E le chiuse la porta sul nasino perfetto.
Dopo essermi presa la soddisfazione di essere ricevuta per prima solo grazie ai miei italici natali, avanzai a testa alta per il corridoio, elargendo sorrisi a destra e a manca.
Un solerte impiegato mi venne immediatamente incontro.
"Prego, signorina, mi dica. Cosa possiamo fare per lei?"
"Buongiorno, avrei bisogno di un'informazione. Ci vuole molto per fare il passaporto qui a Berlino?"
"No. Prima la inseriamo nelle liste degli italiani residenti all'estero. Poi le forniamo una nuova carta d'identità e un nuovo passaporto.
Qualche mese dovrebbe essere più che sufficiente."
Mossa dalla disperazione che solo una donna innamorata, o quanto meno fortemente invaghita, può provare, continuai ad insistere.
"Vede, il problema è che il passaporto mi servirebbe in fretta. Non si possono velocizzare un pochino i tempi?"
"Beh, una volta fatta la richiesta, possiamo provare a sollecitare la questura in Italia.
Per quando le serve?"
"'bato", biascicai imbarazzata, consapevole di quanto fosse folle la mia richiesta.
"Eh?"
"'abato", ripetei vergognandomi di me stessa.
"Scusi? Non ho capito"
"Sabato!"
"Quattro giorni? Vuole un passaporto in quattro giorni?"
Non mi arresi neanche di fronte all'aria scioccata dell'impiegato. Dovevo continuare a provarci: lo dovevo fare per me e per il futuro padre dei miei figli!
"Non esiste niente che possa fungere da surrogato? Un permessino speciale? Un visto a tempo?"
"No, no, no. Niente del genere", fece lui, "ma perché ha tanta fretta?"
A quel punto mi resi conto che la risposta "perché devo andare in Polonia con un gran pezzo di ragazzo tedesco che, se gli dico no questa volta, non mi inviterà mai più" sarebbe stata davvero troppo imbarazzante.
Anche per una come me, notoriamente senza vergogna.
Decisi che, se non sarei uscita da quell'ambasciata con un passaporto, almeno me ne sarei andata in grande stile!
Assumendo un'aria molto professionale e mentendo con tutta la spudoratezza di cui sono capace, dissi:
"Una conferenza (di sabato?!?!?).
Mi sto laureando in medicina (mi mancano solo 200mila esami) e mi sarebbe piaciuto allargare ulteriormente le mie conoscenze nel campo della neurochirurgia (argomento di cui non me ne è mai fregato una pippa, ma che fa sempre molto figo!).
Il prossimo week end si terrà un convegno di prestigio a Varsavia (é in Polonia, giusto?)
Ma, a quanto pare, purtroppo dovrò rinunciarvi (finirò all'inferno, lo so, finirò all'inferno)."
Il tizio abboccò.
"Mi dispiace. E' un vero peccato. Vorrei tanto esserle d'aiuto, sono mortificato."
Io tagliai corto, "Grazie lo stesso, arrivederci" e me ne andai di gran carriera, sorridendo al bel carabiniere e ignorando la crucca con la puzza sotto il naso.
Il mio motto è sempre stato: "Se devi spararla, sparala grossa"
Continua...
Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6
(Per chi non avesse letto gli episodi precedenti o se ne fosse comunque dimenticato, ricordo che il mio Erasmus risale al 2000/01. A quei tempi per andare in Polonia ci voleva ancora il passaporto)
Il film è godibile, anche se lunghissimo (152 minuti) e fin troppo pregno di avvenimenti, approfondimenti e sottotrame.
La qualità della pellicola è data soprattutto dall'eccellente scelta del cast.
Christian Bale.
Perfetto nel ruolo dell'eroe fascinoso ma triste.
Un uomo solo destinato a non essere amato dalla città che con tanta devozione protegge.
Gary Oldman.
In particolare stato di grazia ed aiutato da uno script a lui favorevole, riesce a dare spessore e fascino ad un personaggio che si rivela più interessante del previsto: il tenente Gordon. Umano, reale, ricco di sfaccettature.
Heath Ledger.
Un Joker terribile e spaventoso.
Quando è lui ad occupare lo schermo, il film diventa più cupo, le tinte si fanno più forti, la sala trattiene il respiro.
Il suo non è un cattivo stereotipato da fumetto, ma è la rappresentazione moderna del killer psicopatico da cronaca nera.
Non brillano per originalità le scelte fatte per interpretare i fedeli aiutanti di Batman.
Il solito Michael Caine.
Un delizioso e paterno Alfred.
E l'eterno Morgan Freeman.
Costretto a ripetere all'infinito la parte dell'uomo saggio e carismatico.
Due attori di questo calibro dovrebbero avere più spesso la possibilità di rivestire ruoli complessi e di primo piano. E' un peccato vederli relegati frequentemente in camei che, per quanto gradevoli, non rendono giustizia al loro talento.
Infine, un discorso a parte lo meritano Aaron Eckhart e Maggie Gyllehaal.
Il primo non mi ha mai convinta troppo. L'ho sempre considerato abbastanza inespressivo e legnoso.
Per metà film sembra solo l'insulso rivale in amore del protagonista. Quello che conquista la ragazza solo perché l'eroe, nel frattempo, è troppo impegnato a "salvare il mondo".
Poi la storia cambia ed il personaggio si modifica. Il mascellone continua ad avere le capacità recitative di un pesce lesso, ma la sceneggiatura lo sorregge, rendendolo un pochino più interessante.
La seconda è un'attrice di talento, ma la parte affidatale è noiosa e prevedibile. Per un ruolo così piatto, la sua presenza risulta sprecata.
Non è un caso che, nel film precedente, al suo posto ci fosse Katie mezzacalzetta Holmes.
La qualità della pellicola è data soprattutto dall'eccellente scelta del cast.
Christian Bale.
Perfetto nel ruolo dell'eroe fascinoso ma triste.
Un uomo solo destinato a non essere amato dalla città che con tanta devozione protegge.
Gary Oldman.
In particolare stato di grazia ed aiutato da uno script a lui favorevole, riesce a dare spessore e fascino ad un personaggio che si rivela più interessante del previsto: il tenente Gordon. Umano, reale, ricco di sfaccettature.
Heath Ledger.
Un Joker terribile e spaventoso.
Quando è lui ad occupare lo schermo, il film diventa più cupo, le tinte si fanno più forti, la sala trattiene il respiro.
Il suo non è un cattivo stereotipato da fumetto, ma è la rappresentazione moderna del killer psicopatico da cronaca nera.
Non brillano per originalità le scelte fatte per interpretare i fedeli aiutanti di Batman.
Il solito Michael Caine.
Un delizioso e paterno Alfred.
E l'eterno Morgan Freeman.
Costretto a ripetere all'infinito la parte dell'uomo saggio e carismatico.
Due attori di questo calibro dovrebbero avere più spesso la possibilità di rivestire ruoli complessi e di primo piano. E' un peccato vederli relegati frequentemente in camei che, per quanto gradevoli, non rendono giustizia al loro talento.
Infine, un discorso a parte lo meritano Aaron Eckhart e Maggie Gyllehaal.
Il primo non mi ha mai convinta troppo. L'ho sempre considerato abbastanza inespressivo e legnoso.
Per metà film sembra solo l'insulso rivale in amore del protagonista. Quello che conquista la ragazza solo perché l'eroe, nel frattempo, è troppo impegnato a "salvare il mondo".
Poi la storia cambia ed il personaggio si modifica. Il mascellone continua ad avere le capacità recitative di un pesce lesso, ma la sceneggiatura lo sorregge, rendendolo un pochino più interessante.
La seconda è un'attrice di talento, ma la parte affidatale è noiosa e prevedibile. Per un ruolo così piatto, la sua presenza risulta sprecata.
Non è un caso che, nel film precedente, al suo posto ci fosse Katie mezzacalzetta Holmes.
...per commentare ciò che ha dovuto subire un bimbo presso il Carrefour di Assago.
Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di AssagoTratto dal sito http://blackcat.bloggy.biz/
Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.
Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.
“La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:
• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco Alimentare per la raccolta di generi alimentari
• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”
Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.
Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film Cars.
Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.
(continua)
Sarà stata colpa del formaggio da spalmare scaduto tre giorni fa o forse della quantità abnorme di aceto balsamico nell'insalata, ma stasera Jane ha avuto una visione.
Jane ha visto un uomo con dei capelli posticci, un sorriso mellifluo e una faccia di plastica.
Costui apriva le braccia e con voce stentorea affermava: "Amici! Io amo l'Italia, io volo Alitalia!"
Egli in un attimo veniva assalito da una folla inferocita: sindacalisti, piloti, hostess di cielo e hostess di terra.
Tutti lo prendevano a randellate urlando: "Te la diamo noi la cordata!"
Jane non è una veggente, ma una persona razionale a cui ogni tanto piace cullarsi nelle proprie fantasie.
Ma ella sa che è inutile farsi illusioni.
Stasera ci sarà l'incontro tra i sindacati e il Presidente del Consiglio.
L'ometto la farà franca anche questa volta.
Egli se la caverà, come sempre.
E i dipendenti Alitalia?
Jane ha visto un uomo con dei capelli posticci, un sorriso mellifluo e una faccia di plastica.
Costui apriva le braccia e con voce stentorea affermava: "Amici! Io amo l'Italia, io volo Alitalia!"
Egli in un attimo veniva assalito da una folla inferocita: sindacalisti, piloti, hostess di cielo e hostess di terra.
Tutti lo prendevano a randellate urlando: "Te la diamo noi la cordata!"
Jane non è una veggente, ma una persona razionale a cui ogni tanto piace cullarsi nelle proprie fantasie.
Ma ella sa che è inutile farsi illusioni.
Stasera ci sarà l'incontro tra i sindacati e il Presidente del Consiglio.
L'ometto la farà franca anche questa volta.
Egli se la caverà, come sempre.
E i dipendenti Alitalia?
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