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...non sono l'unica che dovrebbe rinunciare ai tacchi sul lavoro.

Per otto anni Jane è andata a lavoro con abiti e scarpe comode.
I primi perché, indossando il camice, non ha mai pensato valesse la pena addobbarsi troppo e le seconde perché, dovendo lavorare per lo più in piedi, usare calzature basse e confortevoli le è sempre parsa l'unica scelta ragionevole.

Ieri c'è stata la svolta.
Jane è stata colta da un'improvvisa, inspiegabile ed inopportuna voglia di vestirsi da femmina. E così, al bando pantaloni e ballerine, la sventurata ha optato per un miniabito di maglia ed un paio di aggressivi stivali.
Con questo nuovo look Ella si sentiva gnocca, altissima e meravigliosamente donna.

Ad inizio mattinata Jane era una panterona con l'incedere sensuale e sicuro di Naomi Campbell.
All'ora di pranzo i suoi leggiadri piedini avevano ormai lasciato il posto a due zamponi bolliti e la falcata felina era stata sostituita da un'andatura sgraziata e traballante degna di un pachiderma zoppo.
Dalla Venere Nera ad Antonella Clerici in sole cinque ore.

Che questo post funga da promemoria:
"La prossima volta che metterò i tacchi al lavoro sarà fra altri 8 anni. Lo giuro su Le Tagliatelle di Nonna Pina!"
Jane Pancrazia Cole
E' già accaduto in passato e certamente succederà ancora in futuro.

Mi blocco.
La mia mente si fa fertile quanto il deserto.
Non mi viene un'idea decente per un post neanche a pagarla oro.
Più i giorni passano, più il Censore che vive nella mia testa diventa severo e boccia sul nascere ogni timida proposta.
Come? Non ne avete uno anche voi? Una voce acida che critica ogni argomento scelto, insinua dubbi su congiuntivi e condizionali, bolla metà delle cose che scrivete come spazzatura?
No? Beati voi.
Io ce l'ho.

In questi 2 anni, quasi 3, di onorata carriera da blogger ho imparato che c'è una sola cosa che può aiutarmi a ritrovare la via.
No, non è la droga.
No, non è la fede.
No, non è neanche la Sacher Torte.
E' il Post di Decompressione.

Uno scritto inutile, privo di contenuti, la cui unica funzione è quella di dare qualcosa da leggere a voi, che vi starete iniziando a chiedere dove sia finita, e di zittire il succitato Censore che, di fronte a tanta vuota ovvietà, rimarrà senza parole.

Ogni Post di Decompressione che si rispetti deve essere accompagnato da un po' di musica.

All together:
I'll never forget you
They said we'd never make it
My sweet joy
Always remember me

I'll never forget you
At times we couldn't shake it
You're my joy
Always remember me

Jane: "Domenica è venuto a donare il mio professore preferito del liceo"

Ciccio: "Ti ha riconosciuta?"

Jane: "Certo, perché non avrebbe dovuto?"

Ciccio: "E' passato molto tempo. Sarai un po' inv..."

Jane: "Un po' inv...cosa???"

Ciccio: "Un po' cambiata. Volevo dire, sarai un po' cambiata, no?"

Jane: "No! Sappi che io sono uguale a come ero a 19 anni! U-G-U-A-L-E!"

Jane: "Domenica è venuto a donare il nostro professore preferito del liceo!"

LAmicaMeri: "Ma dai, e come sta?"

Jane: "Bene. E mi ha riconosciuta subito!"

LAmicaMeri: "Certo, perché non avrebbe dovuto? Tu sei uguale a quando facevamo le superiori. Non sei invecchiata di un giorno.
Anzi, ti dirò: sei perfino più bella!"

Prima che me lo chiedate voi, rispondo io.
No, LAmicaMeri non era ironica e neanche sarcastica, ma seria e convinta delle proprie affermazioni; e si, LAmicaMeri è la stessa con l'insana passione per Giacobbo.
Quando ti svegli all'alba di una domenica mattina per andare a lavorare, può capitare di avere le occhiaie di un panda, il colorito di una lucertola e la capigliatura di un leone phonato.

Quando ti svegli all'alba di una domenica mattina per andare a lavorare, può capitare di essere mansueta come una tigre dai denti a sciabola, gentile come una iena e ben disposta verso il prossimo come un grizzly.

Quando ti svegli all'alba di una domenica mattina per andare a lavorare ed un donatore si lamenta acido di essere in attesa da troppo tempo, mentre la sala prelievi è piena come un uovo, tu stai cercando di farti spuntare un paio di braccia in più e nel frattempo trattieni la pipì che ti scappa da almeno tre ore, può capitare che le prime parole che ti vengano da rispondergli non siano appropriate alla boccuccia di una signorina per bene.

Ma può capitare anche che tu riesca miracolosamente a trattenerti perché, in mezzo a tutta quella confusione, improvvisamente riconosci un viso amico che ti sorride e a cui tu sorridi di rimando.

Una domenica mattina di lavoro come tante diventa improvvisamente un giorno speciale grazie a lui.
Lui, che ti faceva sentire importante.
Lui, che sapeva nutrire la tua autostima come nessun altro.
Lui, che ti riconosceva un talento.
Lui, che mostrava orgoglioso i tuoi disegni a tutta la scuola.
Lui, che ti ha insegnato l'amore per l'arte.

Lui, il tuo professore preferito delle superiori.
Per chi, come me, non potrà essere a Bologna giovedì, segnalo il sito ufficiale de "Il Corpo delle Donne".


Sito su cui, tra le altre cose, è possibile la visione integrale del documentario.
Giovedì 4 febbraio 2010, presso l’Aula Magna di Santa Cristina in via del piombo 5 a Bologna, si terrà la proiezione del documentario di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi: "Il corpo delle donne".
Segurà intervento della stessa  Lorella Zanardo.

L’evento è organizzato da Libertà e Giustizia e Centro delle Donne.
In collaborazione con Donne Pensanti, Associazione Orlando e Casa delle donne.

Se vivete dalle parti di Bologna o avete la possibilità di spostarvi, consiglio a tutti, uomini e donne, di partecipare.


Già che ci sono vi ricordo gli indirizzi di Donne Pensanti:
Sito Ufficiale,
Blog e
Social Network.
Marije era la coinquilina perfetta: pulita, affabile e sempre disponibile.
In verità, a voler essere proprio pignoli, un difettuccio ce l'aveva: ospitava continuamente gente a casa.
La sua vita randagia, divisa tra Olanda, Svizzera, Australia e Germania, l'aveva portata ad avere amici sparsi per tutto il mondo. Amici che periodicamente la venivano a trovare.
Tutto questo via vai era molto pittoresco e divertente, ma ogni tanto un po' di tranquillità non mi sarebbe dispiaciuta. Fare colazione con emeriti sconosciuti o sorprendere coppie nordiche che copulano sotto la doccia può anche essere divertente, ma dopo un po' viene a noia.
Ad onor del vero, devo ammettere che tutto questo traffico aveva un suo lato positivo. Ogni volta che doveva arrivare qualcuno, Marije si metteva a pulire casa da cima a fondo e, data la frequenza con cui arrivavano ospiti, l'appartamento era sempre lindo e splendente senza bisogno che io alzassi un dito.
Lei entrava in cucina con secchio e scopettone ed io capivo che di lì a poco avremmo avuto visite.

La prima sera nel nuovo appartamento la trascorsi a chiacchierare con un ragazzo olandese.
Preda della mia solita ansia da prestazione, desiderosa di risultare simpatica e smaniosa di fare "la donna di mondo", non trovai niente di meglio che raccontargli quella volta che, durante un viaggio in Belgio, mi ero spinta fino in Olanda.
In quell'occasione avevo visitato la cittadina di Maastricht, che non mi aveva colpito particolarmente e che quella sera definì senza mezzi termini: anonima ed insignificante.
"Io sono di Maastricht", disse lui asciutto.
Per un attimo sperai che quello fosse un esempio di ironia olandese. Una battuta. Uno scherzo.
Ed invece no.
Lui non era un olandese ironico in vena di spiritosaggini, ma io ero decisamente un'italiana cretina in vena di figuredimerda.

Un giorno aiutai Marije a preparare una luculliana cenetta per due suoi amici: una ragazza svedese ed il di lei fidanzato.
L'innamorato era nuovo di pacca, venuto fino a Berlino proprio per essere presentato alla mia coinquilina.
Lei era il prototipo perfetto della bellezza nordica: capelli color oro, occhi azzurri, zigomi alti ed un corpo aggraziato.
Lui aveva il fisico del Gobbo di Notre Dame, l'eleganza di Homer Simpson e la simpatia di Puffo Quattrocchi.
Marije, superato lo shock iniziale, esibì per tutta la sera un sorriso tirato, molto simile ad un ringhio, mentre io, zitella ma felice, capì finalmente il profondo significato del detto "meglio soli che male accompagnati".

La mia accondiscendenza nei confronti dei continui ospiti vacillò quando mi venne annunciato l'arrivo di alcune amiche.
Sette.
Sette amiche svizzere.
Nove donne ed un solo bagno. Credo che siano scoppiate guerre sanguinose per molto meno!
Il folto gruppo si fermò per una lunga, lunghissima settimana, dormendo spalmato su letti, brandine e materassini. Un accampamento in piena regola.
Questa affollata visita cadde proprio nel bel mezzo della sessione dei miei esami e più di una volta, esasperata dalla confusione ed il chiacchiericcio, ebbi la tentazione di soffocare nel sonno tutte e sette le galline starnazzanti.
Per fortuna non lo feci e la mattina di una prova scritta trovai, attaccato alla porta della mia camera, un post-it d'incoraggiamento firmato da tutto l'elvetico gruppo vacanze.
Erano molto fastidiose, ma sapevano farsi voler bene.

Ma l'ospite numero uno, l'ospite di tutti gli ospiti, fu lui: l'Australiano.
Tornando a casa un pomeriggio, entrai in cucina e mi trovai di fronte ad un bellissimo ragazzo coperto solo da un asciugamano striminzito avvolto intorno ai fianchi.
"Ciao! Io sono Tom, e tu?"
"Io sono Jane e vivo qua."
"Sei l'Italiana? Io sono stato in vacanza in Italia, mi hanno insegnato tantissime parole", e mi vomitò addosso una serie di parolacce e volgarità che avrebbero fatto arrossire la più navigata delle peripatetiche.
Alla fine mi guardò tutto sorridente e fiero di sé, come un bimbo che ha appena recitato la poesia di Natale ed aspetta l'applauso dei nonni.
Io abbozzai un sorriso e lo perdonai immediatamente. Era evidente che non fosse completamente consapevole di tutto ciò che aveva detto.
Era carino e mezzo nudo, non potevo pretendere che fosse anche sveglio.

Continua...

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