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Una nuvoletta rosa nel cielo Umbro la notte tra il 9 ed il 10 aprile 2010.

"Allora Lu' sei pronta?"

"No"

"Come no?"

"No. Ho le mani sudate, le gambe mi tremano e mi viene da vomitare"

"Tranquilla, è normale essere un po' agitati. Vedrai che andrà tutto bene"

"La fai facile tu. Sono io che devo passare nel frullatore!"

"Non sarai sola: io sarò con te"

"Davvero?"

"Ma certo. Sono il tuo angelo custode, mica pizza e fichi! Andiamo adesso?"

"No. Ancora una cosa"

"Dimmi"

"E se non gli dovessi piacere? Forse mi immaginavano diversa"

"Luna, sono i tuoi genitori, ti hanno desiderata ed aspettata tanto. Certo che sei diversa da come ti hanno immaginata, perché tu sei molto meglio di qualsiasi sogno.
Loro ti amano già adesso e dal momento in cui ti vedranno dimenticheranno ciò che è stato prima. Anche la loro vita, in un certo senso, comincerà con la tua"

"Wow. Ora mi sento molto meglio: sei bravo nel tuo lavoro"

"Grazie. Ho più di 1000 anni di onorata carriera alle spalle, ho versato centofantastamilioni di contributi, ti è capitato un professionista coi fiocchi, piccola. Adesso sei pronta?"

"Si, ma tienimi per mano"

"Certo. Al mio tre saltiamo, ok?"

"Si"

"1...2...3"



Nel caso non dovesse andare bene la carriera medica o dovessi incontrare difficoltà nella stesura del romanzo del secolo, mi rimarrà sempre l'opzione "brillante scrittrice di biglietti d'auguri". L'importante è avere sempre un'alternativa.

Ben un giorno annunciò: "Presto si trasferirà a Berlino il mio carissimo amico irlandese: Alan. Vi piacerà!"
L'innocente dichiarazione dell'ignaro britannico fece scattare in tutto l'Erasmico Gineceo vivide e niente affatto innocenti immagini mentali. La mia, dal basso verso l'alto, era la seguente: scarpe da ginnastica vissute, jeans stropicciati ad avvolgere un paio di celtiche gambe muscolose, maglione teso sopra ampio torace, irresistibile sorriso, barbetta incolta, occhi cerulei, capelli scompigliati e magari, giusto per non farsi mancare nulla, anche una chitarra in spalla. 
Alan divenne rapidamente il più gettonato protagonista delle nostre fantasie ed il più abusato argomento delle nostre conversazioni. Ognuna si nutriva dei deliri delle altre, fino a produrre un mostro di perfezione: bello, sexy, simpatico, arguto e sessualmente instancabile. Del resto nel momento in cui si sogna è giusto non porsi alcun limite, anzi. 
Quel poveraccio se ne stava in Irlanda a preparare i bagagli totalmente all'oscuro di essere già diventato una figura mitica a Berlino. Il tapino, probabilmente, se avesse saputo quanto fossero alte le aspettative su di lui, se ne sarebbe restato a casa sua con la porta chiusa a doppia mandata.

Una sera inaspettatamente accadde il miracolo: incontrammo per caso Ben ed Alan per strada. Ci fermammo a chiacchierare e dopo 5 minuti i due giovani andarono per la loro strada e noi per la nostra.
Rimaste sole, eccitate come dei criceti, cominciammo a parlare tutte assieme: "Ma l'avete visto???" "Si!!!" "Ma quant'è gnocco???" "Tanto!" "Ed i capelli?" "Folti e meravigliosi" "Con i riflessi ramati." "Siii, che meravigliosi riflessi!" "E la voce?" "Stupenda. Certo non che abbia parlato molto, ma quel poco è bastato" "Si. Ho sentito un brivido lungo la schiena quando si è presentato e ha detto A..." "Ha detto Alan, vero?" "Certo, almeno credo." "Io ero tutta emozionata non è che lo stessi ascoltando molto" "Ma certo che ha detto Alan. Forse." "Qualcuna di voi l'ha sentito dire Alan????" "Io no" "Neanch'io" "E poi è strano che Ben non ci abbia avvertito del suo arrivo" "Già, sembrava così desideroso di farcelo conoscere" "E l'accento?" "Era irlandese?" "Io non ho sentito nessun accento." "Neanch'io" "Parlava così bene tedesco" "Proprio come un..." "...tedesco" "Oh cacchio!" 
Eravamo state vittime di un increscioso episodio di Allucinazione Collettiva. Appena incontrato Ben con un ragazzo che non conoscevamo avevamo desunto che costui fosse Alan. Eravamo state cieche e sorde di fronte a tutti gli indizi che indicavano il contrario. Il canto ubriaco delle nostre ovaie aveva coperto il richiamo del buon senso. Avevamo fatto la figura di un gruppo di ninfomani cretine!

Qualche settimana dopo l'imbarazzante episodio, conoscemmo finalmente l'uomo che per tanto tempo avevamo atteso, l'irlandese che aveva mandato i nostri pochi neuroni in pappa, l'essere sulle cui spalle gravavano tutte le nostre aspettative.
I capelli non erano folti, le gambe non erano muscolose ed il torace non era ampio. In effetti, più che un Dio del sesso, Alan sembrava un morbido orsacchiottone. Un ragazzone simpatico e gentile con (pochi) capelli rossi, profondi occhi azzurri e un'inclinazione particolare per le tragedie sentimentali.  Ogni volta che gli piaceva una ragazza questa, nel giro di 24 ore, finiva a letto con qualche amico di lui. Perché egli, oltre ad avere un pessimo gusto nello scegliere le donne, ne aveva uno anche peggiore nello scegliersi gli amici: tutti più belli, privi di sensibilità, estranei a qualsiasi forma di empatia e soprattutto bulimici sessuali. Ed anche quando riusciva a sublimare l'innamoramento con una storia vera e propria, nel giro di poco veniva sistematicamente mollato o per un ragazzo migliore, eventualità a cui lui reagiva con una grande signorilità, o per un lavoro dall'altra parte del mondo, eventualità che lo trasformava in un cane abbandonato in autostrada, o per un'altra donna, eventualità che gli procurò un abbonamento decennale dallo psicanalista.

Alan era decisamente sfortunato in amore, ma la colpa non era solo della cattiva sorte. Se, invece di provarci sempre con le ragazze sbagliate, ogni tanto ci avesse provato con quelle giuste forse le cose sarebbero andate diversamente.

Caro Alan, 
a distanza di 10 anni è giunto il momento che te lo dica. 
Se, putacaso, invece di provarci con le altre, ci avessi provato con me: io ci sarei stata.
Pirla!!!

Con affetto,
la tua amica Jane ( quella a cui volevi bene come ad una sorella)



Continua...

Prologo, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17
De Sica che smanaccia per sbaglio(?) Belen



o la Hunziker che importuna come un'assatanata il povero Travolta

Quest'anno ho partecipato per la prima e, probabilmente, ultima volta in vita mia ad un concorso letterario. E non ho vinto.
Ho scritto il racconto del secolo. E non ho vinto.
E' uno SCANDALO! E' tutta colpa del destino cinico e baro, dei soliti raccomandati, dei giudici comunisti, di Saturno contro, dei servizi segreti e pure della sfiga.
Non ho vinto ma, come avrete già capito, l'ho presa benissimo. L'importante non è vincere, ma partecipare e poi IO SONO UN GENIO INCOMPRESO e LORO PUZZANO.

Comunque non era di questo che volevo parlarvi, ma della premiazione a cui tutti i partecipanti sono stati invitati.
"E' gradito l'abito scuro per gli uomini e il lungo per le donne", mi ha detto l'organizzatrice per telefono.
Ciccio ed io non siamo tipi da serate di Gala. Lui non sa neanche farsi il nodo alla cravatta ed io, ovviamente, non posseggo alcun abito lungo.  Ed è per questo che lui ha opposto una strenua resistenza, condita da crisi isteriche da prima donna e capricci da poppante, ed io ho finto indifferenza, ma mi sono riempita di chiazze rosse ed ho sofferto d'insonnia. Alla fine, però, ha vinto la curiosità di farsi un bel bagno nella morbidosa crème della crème torinese e ci siamo decisi a partecipare. Ma non siamo andati da soli.

Eravamo in 4: Ciccio, CognatoCole, SorellaCole ed io. Perché noi Cole ci muoviamo in gruppo, come gli ovini.
In ordine di apparizione e di decenza:
  • SorellaCole indossava un abito lungo nero ed un giacchetto panna, i capelli raccolti ed il più radioso dei sorrisi. Bella come sempre quella fetente.
  • CognatoCole per l'occasione rispolverava l'abito del matrimonio ed, essendo dimagrito, rischiava seriamente di perdere i pantaloni e rimanere in mutande di fronte a tutti. Purtroppo ciò non si è verificato. Peccato, la serata ne avrebbe sicuramente guadagnato.
  • Ciccio era strizzato in un completo grigio con cravatta rossa.
    Cravatta annodatagli dalle amorevoli mani del cognato che però non ha calcolato la panza del mio consorte, creando un terribile effetto Olio.
  • Ed infine io.
    I miei capelli, colpa del taglio infelice e del tempo orrendo, hanno tenuto la messa in piega per un periodo non superiore ai 5 minuti. E così, sconfitta e quindi incacchiata come una biscia (perché come avrete capito sono una che sa perdere con molto stile), ho dovuto anche sopportare l'umiliazione di un'intera serata con un gatto morto in testa.

Concludo con le illuminate parole di Ciccio: "Bella gente, tanta gnocca, ma il tuo racconto era molto meglio di quello che ha vinto."
Che dolce.
Un porco.
Ma tanto dolce.
Sono nervosa: mi viene il mal di stomaco.

Sono triste: perdo i capelli.

Cota vince le elezioni: mi sanguina il naso.

Il fatto che alla notizia io abbia cominciato a prendere il muro a testate può avere un po' contribuito. Forse.
Per parecchi anni Jane ha portato i capelli lunghi.
Lo scorso autunno, dopo attenta valutazione, si è decisa per un taglio più corto e sbarazzino.

Esperimento perfettamente riuscito: Jane si sentiva soddisfatta ed un bel po' gnocca.

Nel frattempo l'importante chioma è ricresciuta e 10 giorni fa Jane è tornata dalla pettinatrice. Tranquilla e rilassata si è limitata a dire: "Me li fai come l'ultima volta?", e l'altra sorridente e sicura si è limitata a rispondere: "Certo non c'è problema"

Attualmente Jane ha sulla capoccia una via di mezzo tra un nido di uccelli ed un gatto arruffato.

Ora Jane si chiede: invece di "Certo, non c'è problema", non sarebbe stato più onesto un "L'altra volta ci sono riuscita per puro culo. Non mi ricordo minimamente come te li avevo tagliati e quindi ora te li farò alla membro di segugio" ? No?



La vignetta è tratta da questo sito.
Il Sedicesimo capitolo del mio Erasmus ha destato molta curiosità. O meglio l'australiano avvolto in uno striminzito asciugamano ha destato molti pruriginosi quesiti da parte, soprattutto, delle mie affatto morigerate lettrici.
Purtroppo l'incontro in cucina tra me e l'atletico giovine rappresentò di gran lunga l'apice del nostro rapporto, ma per rispondere alle vostre domande e per mio personale diletto ho deciso di proporvi tre finali alternativi. Scegliete voi quello che vi aggrada di più.

Com'è andata a finire tra Jane e Tom? Che fine ha fatto l'australiano (semi)nudo?

Opzione A. Sex, Boomerang and Spaghetti
Il primo incontro tra me e Tom segnò l'inizio di una bollente relazione. Zompavamo come canguri in ogni dove: in camera, in corridoio, sotto la doccia o dentro la stufa; ci esibivamo in rocamboleschi amplessi da koala: appesi fuori dalla finestra, avvinghiati ad un palo della luce o in bilico sul cucuzzolo della Fernsehturm; perdevamo ogni freno inibitore come due passionali ornitorinchi nel reparto materassi dell'Ikea o in metropolitana nell'ora di punta. Eravamo la gioia dei guardoni teutonici e dei fotografi del National Geographic.
Vivevamo l'uno per l'altra. Lui intagliava boomerang e me ne faceva dono: ogni amplesso un boomerang, ogni boomerang un amplesso. Io gli preparavo cofanate di spaghetti con le polpette, cantando con ardore tutto il repertorio della canzone napoletana.
Il nostro idillio continuò fino alla sua partenza.
Tom cercò fino all'ultimo di convincermi a seguirlo, ma io non me la sentì di trasferirmi dall'altra parte del mondo e decisi di rimanere a Berlino, spezzando così il tenero cuoricino australe.

Ora lui è il ricco proprietario della rinomata spaghetteria di Sidney "Sex, Boomerang and Spaghetti" e spesso lo si può trovare fuori dalla porta, mentre malinconico intona "O Sole mio".
Io sono diventata milionaria grazie al commercio di manufatti australiani.

Opzione B. "Come ho potuto????"
Tom mi corteggiò durante la sua intera permanenza in Germania. Mi riempì di fiori, mi recitò poesie, mi cantò canzoni e m'intrattenne anche con veri e propri spettacoli degni di Broadway. Io, offesa dal nostro traumatico primo incontro, rimasi cieca e sorda di fronte alla notevole avvenenza e l'indubbio talento dell'australiano ignudo.
Egli partì sussurrandomi tra le lacrime: "Come with me, pleaseeeeeeee", ma io non esitai a voltargli le spalle, infastidita da tanta melensaggine.

Ora lui lavora stabilmente negli Stati Uniti, dove si fa chiamare Hugh.
Io sono in cura da 5 psicanalisti e la mia principale attività consiste nello sbattere il capoccione al muro frignando: "Come ho potuto? Come ho potuto??? Come ho potuto????????"



Opzione C. Un australiano tra i monti.
Superato lo shock dell'incontro iniziale, Tom ed io iniziammo a conoscerci ed a piacerci. Tra una cenetta innaffiata da abbondante vino rosso ed una maratona di truculenti serial televisivi, finimmo con l'innamorarci teneramente.
Complicità, grandi risate e surreali conversazioni hanno reso unica la nostra relazione.

Lui ha mollato tutto per me, si è trasferito in Italia, ha trovato lavoro in Trentino, è ingrassato trenta kg ed ora si fa chiamare Ciccio.
Io ho aperto un blog per condividere con il resto del mondo le nostre avventure.


Quale finale preferite?
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